domenica 17 aprile 2011

Thank you India






How about getting off of these antibiotics
How about stopping eating when I'm filled up
How about them transparent dangling carrots
How about that ever elusive kudo

Thank you India

Thank you terror
Thank you disillusionment
Thank you frailty
Thank you consequence
Thank you thank you silence


How about me not blaming you for everything
How about me enjoying the moment for once
How about how good it feels to finally forgive you
How about grieving it all one at a time

Thank you India
Thank you terror
Thank you disillusionment
Thank you frailty
Thank you consequence
Thank you thank you silence

The moment I let go of it was
The moment I got more than I could handle
The moment I jumped off of it was
The moment I touched down

How about no longer being masochistic
How about remembering your divinity
How about unabashedly bawling your eyes out
How about not equating death with stopping

Thank you India
Thank you providence
Thank you disillusionment
Thank you nothingness
Thank you clarity
Thank you thank you silence


sabato 12 febbraio 2011

Se non ora, quando?

Domani 13 febbraio 2011,
io sarò in piazza (a Firenze).
Spero saremo in molte e molti in tutta Italia.



mercoledì 19 gennaio 2011

Siamo donne...

Sguardo rapido ai giornali prima di cominciare la giornata...
e come sempre Concita!

Questo post lo dedico alla donna che ieri ho sentito difendere Berlusconi,
perchè "anche io a casa mia faccio le feste..."
"...bisogna essere garantisti..."

Che siano proprio le donne a difenderlo lo trovo inaccettabile...



Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».


Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.

Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.


Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.


La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.


Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.


Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.

18 gennaio 2011

venerdì 17 dicembre 2010

Quando il tempo è inclemente...a Firenze!

Ormai da qualche giorno si sapeva, la neve sarebbe caduta su Firenze.

Questa mattina, come sempre, ho preso il treno e sono andata in città per lavorare.
Alle 8 circa un leggero nevischio scendeva dal cielo.
Nelle ore successive il nevischio si è fatto più intenso.
Alle 13, la cupola del Duomo era meravigliosamente imbiancata.
E fin qui è tutta poesia...

All'ora di pranzo, infatti, è stato evidente che l'intensità della nevicata avrebbe superato ogni previsione.
Io ed Irene abbiamo chiuso l'ufficio e ci siamo dirette a Santa Maria Novella...

Erano le 14 circa.
Nel piazzale antistante la stazione non viaggiava un autobus, quelli che erano lì avevano la scritta DEPOSITO ben evidente.
Davanti ai binari una moltitudine di pendolari osservava desolata i tabelloni. Nessuno si prendeva la briga di dare notizie sulla reale entità dei ritardi previsti. Gli unici annunci che ho potuto sentire riguardavano i treni Alta Velocità.

L'orologio segnava le 14 e 30, la tempesta di neve doveva ancora arrivare, e la situazione era già di emergenza.

Nella speranza di tornare a casa mi sono spostata alla stazione dei pullman.
Anche qui ho trovato un numero esagerato di persone in attesa. Ma a differenza dei treni, alcuni pullman sembravano in procinto di partire e quindi ho mantenuto vive le speranze.

Alle 15 sono riuscita a salire sul pullman e con scatto felino, degno di una pendolare di lungo corso, mi sono appropriata anche di un posto a sedere.

20 km mi separavano da una casa calda ed accogliente.

Dopo aver visto scene di follia collettiva...
Dopo aver visto persone cadere su strade ghiacciate...
Dopo aver osservato scendere fiocchi di neve grossi come foglie...
Dopo aver riso a parlato con giovani e meno giovani compagni di viaggio che, come me, cercavano di vincere la tensione del momento e si chiedevano se e quando sarebbero giunti a destinazione...
Dopo aver lottato con le linee telefoniche sovraccariche...

Ma soprattutto...
Dopo non aver visto un singolo mezzo spazzaneve...
Dopo non aver visto un singolo granello di sale...
Dopo...dopo...dopo...

Dopo quasi 5 ore sono arrivata a casa.


Ho cercato di limitarmi ai fatti, corredati da qualche piccolo commento...
Le pagine dei giornali (locali e non) sono già ricche di polemiche, vi risparmio le mie.

E, senza polemica, chiudo il post autocitandomi:



giovedì 25 novembre 2010

Il disgusto

Giovedì 25 Novembre 2010.
Questa è la "mia" Novoli.
Negli edifici a mattoni rossi che si intravedono dietro i poliziotti io passo le giornate.
Non quella odierna però. Mi trovavo da un'altra parte e mi dispiace non aver assistito con i miei occhi a tutto questo.
La mia opinione deve per forza formarsi su immagini registrate e commenti di altri...
E come me lo dovranno fare molti italiani.
Tra questi, qualcuno ascolterà parole simili a quelle pronunciate ieri da un personaggio di cui non ho voglia di fare il nome.

Profondamente disgustata.


ps. a Firenze oggi, oltre alle contestazioni relative al decreto Gelmini discusso ieri alla camera, c'erano pure le contestazioni legate alla presenza di Daniela Santanchè alla Facoltà di Scienze Politiche a parlare di immigrazione.


sabato 6 novembre 2010

Sabato pomeriggio

In questo sabato pomeriggio di novembre, mentre il cielo è grigio e l'aria è fredda, si svolge a Perugia la convention di Futuro e Libertà, a Firenze si incontrano i rottamatori di Renzi, a Roma si riuniscono i circoli del Pd.
Da qualche parte Berlusconi pensa ai fatti suoi, e la Lega sta cercando il prossimo obiettivo populista, dopo i terroni e gli immigrati.

Sono sdegnata, sono sfiduciata, sono arrabbiata.

Quando ero in America Francesco mi scriveva che una volta rientrata in Italia non avrei riconosciuto il mio Paese.
Io devo dire che come ho messo piede sul suolo americano ho smesso di seguire nei dettagli le vicende di casa mia, una sorta di disintossicazione!
Alle parole di Francesco reagivo sempre con un pò di scetticismo...lui segue molto la politica e l'economia e secondo me certe volte si fa prendere un pò dal pessimismo...

Invece, dopo alcuni mesi dal rientro nel Bel Paese posso dire che non solo non riconosco il mio Paese, ma ne sono schifata.
Mi fa schifo che l'Italia sia in stallo per colpa di politici che perdono il loro tempo e il nostro denaro a ragionare delle loro poltrone, dimenticando di intervenire per favorire il benessere dei cittadini.
Si ricordano di chi li vota solo quando tira aria di elezioni e c'è da catturare il voto di questi poveri scemi che siamo noi italiani che ancora non vogliamo vedere cosa sta succedendo.
Non abbiamo voluto vedere per anni il nostro Paese andare nelle mani di uomini di malaffare.
Rincorriamo adesso persone che dopo quasi un ventennio si risvegliano e si accorgono del cancro che sta uccidendo la vita politica italiana e con essa lo sviluppo della nazione.
Chiediamo all'opposizione di fare opposizione, ma sappiamo che al momento del voto non avremo il coraggio di votare chi propone qualcosa di alternativo e torneremo a dare fiducia al caro vecchio partito con i soggetti decrepiti che lo popolano.

Sto ascoltando gli interventi alla convention di Futuro e Libertà e sono allucinata.
Ma come si fa a dare fiducia a persone, che fino a ieri mangiavano nello stesso piatto di Berlusconi e firmavano leggi razziste (la Bossi-Fini vi dice nulla?) e oggi dicono tutto il peggio possibile del Pdl e fanno i santarellini ricordando il povero immigrato che è morto annegato nel tentativo di salvare un italiano?
Dove sono stati negli ultimi venti anni?
Davvero gli italiani sono così scemi da scordarsi tutto per un paio di slogan assestati bene?
Come si fa a non sentire l'eco delle ideologie del passato tutte le volte che queste persone richiamano la patria, l'onore, la famiglia etc...?

Non difendo Berlusconi e il partito dell'amore. Il nostro Presidente del Consiglio e la sua ghenga sono indifendibili. Mi hanno fatto vergoganre più volte quando ero all'estero e non vedo l'ora che questo ciclo finisca.
Ma ho paura del ciclo che potrà aprirsi.
La sinistra al solito non offre un'alternativa valida.
Finchè ci saranno vecchi tromboni tipo D'Alema, il PD non avrà il mio voto.
Renzi, che pure apprezzo come sindaco di Firenze, deve dimostrare di saper proporre e non solo evidenziare ciò che non va.
Vendola mi piace, ma sarà capace d governare contro tutto e contro tutti? (Io cmq fiducia gliela darei).
Di Pietro e i suoi se non escono dai vecchi schemi sono finiti. La loro forza propulsiva è in esaurimento e lo dico a malincuore.
Fini e gli esuli del Pdl parlano come parlano adesso solo per convenienza e se anche dicono cose che talvolta posso condividere, è troppo tardi.

Sono triste e sfiduciata.
Torno ai miei libri...lunedì mi aspetta un'altra settimana intensa in università.
Tutti i giorni c'è gente come me che mette l'anima in un lavoro che nessuno considera lavoro e che forse non mi porterà a niente.

O forse mi porterà ad andare lontano, via da qui...e in questo momento è proprio quello che vorrei.
Ma anche in un altro posto rimarrei un'italiana e vedere il mio Paese in questo stato, anche se da lontano, mi farebbe male.